Come posso dedurre l’auto aziendale al 100%?

E’ noto a tutti che, secondo la normativa fiscale in vigore, come previsto dall’articolo 164 del TUIR, la deduzione di una vettura per uso promiscuo aziendale è parametrata a detrazioni (IVA) e deduzioni (imponibile) risibili.
Infatti secondo questa norma in vigore dal 1986 è consentito detrarre il 40% dell’IVA e dedurre il 20% dell’imponibile fino ad un massimo di 18.075 euro.
Inoltre la norma prevede un ammortamento in 5 anni che si riduce a 48 mesi in caso di operazione effettuata tramite leasing automobilistico.

Per gli agenti di commercio è prevista una detrazione al 100% ed una deduzione fino all’80% per un massimo di 25.000 euro.

Come posso quindi dedurre l’auto aziendale al 100%?

In questo caso la richiesta del nostro lettore sarebbe totalmente delusa.
Infatti su una vettura per uso aziendale di medio valore pari a 40mila euro + IVA , in base ai parametri stabiliti dal TUIR, il recupero fiscale non supererebbe mediamente l’11% del costo totale del veicolo, con una perdita secca di quasi il 90% sull’investimento complessivo, molto ben lontano dal deduure l’auto aziendale al 100% che ci viene chiesto.

E’ possibile fare qualcosa per dedurre l’auto aziendale al 100%?

La storia ci insegna che la necessità aguzza l’ingegno.
Sin dalla fine degli anni 70, ed inizio 80, si sono repentinamente moltiplicate le omologazioni per trasformare una vettura in autocarro.
A quel tempo, secondo il Codice della Strada in vigore, queste trasformazioni portavano ad una drastica riduzioni di posti.

Infatti per ottenere l’omologa era necessario porre una paratia divisoria dietro i posti della fila del conducente; pertanto, se su quella fila i posti erano 2 (il conducente e un passeggero), max 3, i restanti erano persi.
La necessità di poter dedurre al 100% il veicolo aziendale era talmente forte che a malincuore i titolari di Partita IVA rinunciavano ai posti posteriori.

Con l’avvento del nuovo Codice della Strada, datato 1992/93, le cose cambiano.

Gli autocarri e, più in generale, gli autoveicoli di categoria N1, possono aumentare il numero dei posti sino a 6 oltre il conducente.
Negli anni successivi si assiste ad una vera e propria corsa all’allestimento in categoria N1 e, più specificatamente, in versione autocarro.
Con l’avvento della direttiva 98/14 UE si definiscono anche le modalità per trasformare una vettura di categoria M1 in un autoveicolo di categoria N1.
In modo particolare sono definiti i codici di carrozzeria da verificare sul veicolo M1 (Vettura)  per consentire il passaggio in N1.

I codici sono : AC ,che significa carrozzeria familiare e AF, che oggi significa multiuso.

A quel tempo molte auto erano con carrozzerie a 2 volumi come, per esempio, la Panda, la Golf, la 206, la Picanto e tante altre e il codice di carrozzeria era adeguato alla forma: AB (2 volumi). Questo tipo di vettura, se non aveva una diretta corrispondenza di una versione omologata N1, non era più  trasformabile in categoria N1 (Autocarro).
Nel volgere di pochi anni i tutti i costruttori, che al momento dell’omologazione di un nuovo veicolo o di una nuova versione possono stabilire a loro arbitrio il codice di carrozzeria, decidono di cambiarlo da AB ad AF.

In questo modo si lascia l’opportunità agli allestitori di usufruire della possibilità di effettuare questa trasformazione, facendo crescere nel volgere di poco tempo la facoltà di mettere a disposizione di una partita IVA un autoveicolo fiscalmente deducibile al 100%. E’ la corsa, come dirà poi la Motorizzazione e soprattutto l’Ufficio delle Entrate, ai falsi autocarri.
Sempre per rispetto della storia, nel 1996 vengono organizzati dei convegni da allestitori del settore che rivendicano la possibilità di trasformare le autovetture con i codici AC e AF  anche in autoveicoli ad uso speciale.

Businesscar: la soluzione per dedurre al 100% l’auto aziendale

In quel periodo vengono depositati i brevetti delle Businesscar (auto ad uso ufficio) e delle Pubblycar (auto ad uso commerciale per fine pubblicitario).
Le prime più utilizzate per i SUV e le station wagon, le seconde per le Smart.

Ancora oggi sono la soluzione ideale per rendere un’auto ad uso aziendale totalmente deducibile e detraibile al 100%.

Poi, a fine 2006 arriva, nemmeno troppo inaspettato, il colpo di grazia per i falsi autocarri. Il Decreto Dirigenziale dell’ufficio delle Entrate stabilisce che è possibile continuare a trasformare in autocarro, e beneficiare dei risparmi fiscali conseguenti, solo quelle vetture che una volta realizzata la versione autocarro non superino quota 180.

Cos’è quota 180?

Quota 180 è un rapporto. E’ il rapporto potenza (KW) / Portata (Ton). Se il rapporto risulta inferiore a 180 la versione autocarro viene riconosciuta strumentale, se invece è uguale o superiore ai fini fiscali rimane classificata come un’autovettura.

L’alternativa è tornare a ridurre i posti a meno di 4 e solo sulla fila anteriore, come era previsto negli anni 70/80/90.

Ecco perché il mercato delle auto aziendali si è spaccato in tre tronconi.

  • Chi acquista l’autovettura e così la mantiene intestata privatamente (cercando di usare la scappatoia dei rimborsi chilometrici)
  • Chi acquista una vettura con un rapporto fino a 180 e poi la trasforma in autocarro
  • Chi acquista una vettura con un rapporto sopra a 180 e poi la trasforma in businesscar.it.

Non ci sono alternative se non uscendo totalmente dallo schema automotive, ma questa è un’altra affascinante avventura.